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ALTRE TECNICHE MINIINVASIVE E SCHIUMA

LA SCLEROMOUSSE (SCLEROTERAPIA CON SCHIUMA)

La scleromousse è una miscela di liquido sclerosante ed aria che si è rivelata efficace nel trattamento della malattia varicosa, permettendo di trattare anche vasi di diametro maggiore. La sua azione si esplica causando una flebite chimica che determina un’obliterazione del vaso trattato tramite la formazione di trombo che tende a riassorbirsi nell’arco di qualche settimana.

Questa tecnica presenta degli indubbi vantaggi perché mininvasiva, ambulatoriale, poco costosa e ripetibile ma anche degli svantaggi, soprattutto per il trattamento delle varici superficiali (per il trattamento della vena safena vedi sotto al punto 3): necessità di sedute multiple, presenza di cordoni induriti e talvolta dolenti in corrispondenza delle vene trattate, tempi di trattamento troppo dilatati (per numero di sedute e tempi di riassorbimento del processo flebitico), non rara comparsa di pigmentazioni ed altri inestetismi, necessità di elastocompressione prolungata.

Per tali motivi riserviamo questa tecnica soprattutto al trattamento, oltre che delle vene safene ove opportuno, delle varici più profonde e non visibili come ad esempio le recidive alle cross, e per le varici superficiali solo là dove sono controindicati gli altri trattamenti o non ci siano implicazioni estetiche, come ad esempio nelle persone anziane (se non presentano controindicazioni specifiche)

LE ALTRE TECNICHE MODERNE MINIINVASIVE

In circa il 20-30% dei casi di vene safene incontinenti, queste sono troppo dilatate e compromesse per poterle salvaguardare: e ció è tanto piú frequente quanto piú è lunga la storia e la progressione della malattia.
In tali casi abbiamo a disposizione diverse alternative per l’ablazione della vena safena:

 

1) la tecnica chirurgica mininvasiva con stripping per invaginazione su filo

2) l’occlusione endovascolare con laser o radiofrequenza

3) la scleroterapia con schiuma ecoguidata (ecosclerosi)

Queste tecniche si affiancano all’ASVAL e lo completano rispettandone i principi della miniinvasivitá, della selettività ( la vena safena viene soppressa solo nel tratto malato salvaguardandone il più possibile per poterla utilizzare per eventuali by-pass, per i quali, va precisato, vanno utilizzate vene safene ancora sufficientemente integre ), la dolcezza dei gesti, l’anestesia locale (talora adiuvata da una leggera sedazione ), l’esecuzione in Day-Hospital ed il rapido recupero post-operatorio.

Per poter realizzare questi tipi di tecniche è necessario un accurato studio preoperatorio ed un mappaggio con ecocolordoppler, eseguiti personalmente dal chirurgo operatore, che consentono di conoscere perfettamente ed affrontare al meglio tutte le fasi dell’intervento.

1) Lo stripping per invaginazione su filo è, rispetto allo stripping classico, una tecnica elegante che richiede maggiore destrezza tecnica, in grado di ridurre al minimo gli ematomi ed i conseguenti dolori post-operatori; necessita di un’incisione nella piega inguinale di pochi centimetri ed una a livello della gamba di meno di un centimetro per la cui sutura vengono utilizzati fili interni.

2) Il laser endovenoso (tramite la procedura denominata ELVeS: Endo Laser Vein System), la radiofrequenza (tramite la procedura denominata CLOSURE FAST) e il vapore (tramite la procedura VENOSTEAM System) permettono di liberare energia termica che induce la retrazione fibrosa della parete della vena e la conseguente occlusione, attraverso l’introduzione all’interno della safena di un catetere sottile tramite un ago senza ricorrere ad incisioni maggiori. La ricerca tecnico-scientifica ha permesso di migliorare progressivamente le caratteristiche fisiche del laser e della radiofrequenza onde ridurre gli inconvenienti consistenti principalmente in ematomi (da perforazione della vena), retrazioni e discromie cutanee e dolori fastidiosi e persistenti lungo il decorso della safena (da eccessiva emissione di calore in corrispondenza della cute).

Queste tecniche presentano dei limiti alla loro applicazione consistenti principalmente in: decorso tortuoso e/o superficiale e dilatazione eccessiva della vena safena, costi piú elevati, non sempre rimborsati dalle assicurazioni sanitarie del paziente.

3) L’ ecosclerosi consiste nell’iniezione all’interno della vena safena di una schiuma composta da un liquido sclerosante ed aria, sotto guida ecografica, che ne provoca l’occlusione attraverso una tromboflebite chimica. É una tecnica mininvasiva, poco costosa ed ambulatoriale; necessita però di ripetute sedute, presenta ancora qualche dubbio sul profilo della sicurezza (sono stati segnalati alcuni casi di embolia e non infrequenti sono gli episodi di malessere che occorrono soprattutto nei pazienti piú anziani) e presenta inoltre un tasso di complicanze legate ad inestetismi cutanei superiore alle tecniche chirurgiche.

Naturalmente alle tecniche sopra descritte per l’ablazione della vena safena, va associata l’asportazione delle varici collaterali, generalmente nello stesso tempo chirurgico, tramite le flebectomie.